top
logo

Chi è online

 18 visitatori online

Archivio Museo


La morte PDF Stampa E-mail
Scritto da Totò Mirabile   
Martedì 30 Novembre 2010 23:33

morte.jpg - 8.44 Kb

All’approssimarsi del momento del trapasso, i familiari si preoccupavano di avvisare il parroco del paese, affinché questi potesse dare l’estrema unzione e recitare il rosario insieme al morente prima del fatal sospiro.

Alcune volte quando il morente ritardava a morire si metteva sotto il letto il "Juvu" (giogo), attrezzo componente l’aratro di legno tirato da due animali.

Si poteva regalare o vendere ma mai distruggere e chi se ne voleva disfare lo doveva sotterrare.

Fare diversamente significava cadere in disgrazia.

Tutta la casa veniva preparata all’evento funebre: una finestra socchiusa, per permettere all’anima di uscire più facilmente, ed una porta aperta, affinché parenti e conoscenti potessero entrare e portare il loro ultimo ossequio.

Il defunto veniva vestito con l’abito migliore, tra le mani gli veniva posta la corona del rosario, sul petto una croce.

Fino a quando il defunto non abbandonava la propria dimora, in quella casa non si poteva né pulire, né cucinare.

Erano i parenti ed i vicini a portare ai veglianti, per il loro sostentamento, quello che veniva definito il consolo, in genere un piatto di pasta, del pollo ed un po’ di vino.

A piedi del capezzale i presenti ricordavano i meriti e le virtù del defunto, in una diffusione di lamenti che continuava per tutta la veglia notturna, veglia che poteva assumere con lo scorrere delle ore e senza per questo significare una mancanza di rispetto nei confronti del defunto, caratteristiche diverse, passando talvolta dalle preghiere al chiacchierio e perfino al sorriso in ricordo di episodi lontani.

La mattina, al levar del sole, il defunto veniva collocato nella bara e di lì a poco sarebbe iniziata la cerimonia funebre vera e propria.

Dopo aver seguito il feretro fino al camposanto per la sepoltura, al ritorno a casa era usanza, per rinfrescare l’anima del morto, lavarsi le mani e nella casa del defunto anche panni, lenzuola e materassi.

Era credenza che i defunti non abbandonassero per sempre la propria casa e che vi avrebbero fatto ritorno la sera del 2 novembre.

Per questo, in segno di rispetto e di ospitalità, era necessario fargli trovare una tavola imbandita e cucinare il loro piatto preferito.

Però, i defunti non mangiavano tutto e spesso lasciavano qualcosa e al mattino le rimanenze venivano date dai familiari ai bambini.

radizione che oggi si mantiene ancora, infatti la notte del 2 novembre i genitori preparano regali e dolci che i bambini trovavano il mattino successivo credendo che siano stati i nonni a portarglieli.

vai a capo
Ultimo aggiornamento Martedì 30 Novembre 2010 23:38
 

bottom