Alcune poesie
ALLA FINE DI MAGGIO
Guardare attraverso i vetri il sole tramontare malinconico sull'orizzonte che arde di fuoco! Era la fine di maggio e la magnolia era fiorita e profumava tanto da stordire. Il ramo di un nocciolo si muoveva appena spinto da un vento impercettibile e lieve. Il cielo era una fascia di velluto inargentato dagli innumerevoli punti tremuli delle stelle. E pensai di non avere più niente né davanti né dietro senza più un passato né un futuro. Il vecchio mulino comparve diroccato perchè la luna aveva percorso tutto il cielo e le stelle stavano ormai impallidendo. E fu un attraversare di vie sotto il cielo vuoto in un silenzio irreale rotto d'improvviso dal canto di un gallo chissà dove. Proseguir per un viale bordato d'aiuole per sentirsi fuori dalla realtà fuori dal mondo ostile ed acquistare la propria identità. Ma la campanella che annunciava la fine delle lezioni irruppe nell'aria silenziosa e una nuvola fresca gioiosa di scolaretti invase in un baleno tutto il grande spiazzale. E di colpo mi rividi bambino come in quella vecchia foto di famiglia un po’ mossa scattata in quel piccolo paese abbarbicato su un colle uno di quei paesi di pietra grigia che visti da lontano sembrano gruppi di pecore sullo sfondo interminabile del cielo sereno. Ed ecco all'orizzonte spuntare il figlio proprio il padre quand'era anch'egli bambino. Non è carne della sua carne! Dicevano alcuni. La mia coscienza sussurrava alla ragione che non basta soltanto il legame di sangue per unire due creature come se non fosse importante colui che dà la nascita quanto colui che dà la vita chi ci ha accolto con gioia quando si è nati quanto chi ci ha nutrito e allevato chi ci ha amato dalla nascita quanto chi ci ama ora. E mentre la ragione si faceva più forte la bellezza di ciò che mi circonda mi dice e mi conferma che è tutto vero. Totò Mirabile
COM'ERA VERDE LA MIA VALLATA
L'insoddisfazione mi nasceva dentro quando al mattino spalancando le finestre vedevo gli uomini al lavoro nei campi con le scarpe infangate e la zappa in mano. Mi avvicinavo volentieri alla finestra e guardando fin dove l'occhio arriva. Le ombre della morte circolavano occulte tra gli alberi e tra le zolle e i primi fili d'erba spuntavano qua e là. Gli alberi sfrontati dal freddo inverno i prati ancora brulli e i fossi straripanti con il cielo sempre sfumato di rosa pallido erano magici nell'alba ormai passata. Un colpo di vento scosse le imposte sapevo che cosa fosse l'odore del vento e della pioggia nel sole del mattino. Scrutando il cielo attraverso i vetri vidi l'orizzonte denso di nubi scure. Sentì in lontananza il fiume brontolare e quel vento ora impetuoso avrebbe curvato le cime verdi del granoturco. Il vento era forte e freddo ora altero nei suoi capricciosi mutamenti. Il cielo rotto dai lampi accecanti cominciò a diluviare sulla campagna. Il vento, che strana cosa è il vento? Si chiese la fanciulla incuriosita. Il vento è una strana forza misteriosa. Accarezza la campagna e il bosco i prati e la leggera brina notturna e sentì un verde odoroso tutt'intorno. Com'era verde la tua vallata! Sembra una favola d'altri tempi! Esclamò la fanciulla stupita. Tutti abbiamo una favola antica e resterà sempre verde la nostra vallata. Totò Mirabile
CONSTATAZIONI
Hanno sottratto l'odore tanto familiare delle case umide a ridosso della montagna. Non c'è più il colore della mia infanzia e la strada ha perso il suo aspetto umano. Mi trovavo in un altro mondo sconosciuto e avvertivo che la fantasia prendeva corso. Davanti a me si stendeva un mare di tetti con fantasmi di case e palazzi in grigio. Qualcosa mi stringeva ormai alla gola Dov’è l'orto cullato dal sole splendente con le insalate, i porri, i capperi verdi? Dov'è quel muretto scrostato dal tempo su cui balenavano le lucertole più belle? Quell'orto si proprio quell'orto strano annullava il tempo e tutto stava lontano. Un po’ di sole, un po’ di nebbia, i giorni, i fiori, i sentimenti, le persone. Le cose non sono mai uguali come l'infanzia mia tante cose sono scomparse e tante altre sono state gettate via.
Totò Mirabile
CRONACA
Ore undici, assalto in banca: rapinati anche i clienti trenta milioni il bottino. Un bambino abbandonato dai genitori ha tentato più volte di uccidersi. I banditi sparano con i mitra e assaltano un furgone portavalori. Richiesta la liberazione di trenta prigionieri politici. Aeroplano dirottato da appartenenti a gruppi di lotta solidale. Attentato al presidente i servizi segreti non funzionano più. Inchiesta della procura sul traffico delle armi. Sventato il tentativo di sbarco arrestati i trafficanti di droga. Sequestrato un noto giornalista di un importante quotidiano politico. Ragazza minorenne scappa via in compagnia di un hippy. Non c'e' nulla da fare! Alcuni sono nati stolti: o sopportarli o sopraffarli
Totò Mirabile E IMMAGINAI
E guardavo la terra! Desolata terra e me desolato. ...Con tutta la solitudine di un mondo precocemente invernale su quella terra e nel cuore. ...E immaginai un tempo un futuro impossibile in cui i bambini avrebbero giocato nelle belle terre attorno. ...E immaginai molte primavere molte estati calde e alle vendemmie abbondanti di grappoli d'uva e deserte di ogni gioia e falsità. ....E guardavo la terra! Desolata terra e me desolato. Con tutti i terrori addosso di un temporale grosso preannunziato da un ruggito di tuoni sempre più vicini. ...E immaginai una pioggia fitta e torrenziale in cui correvo inzuppato a balzi tra gli alberi piegati dalla tempesta. ...E immaginai laggiù nel buio profondo rotto a tratti dai lampi una tetra fantasia più grande della realtà. ....E guardavo la terra! Desolata terra e me desolato. ...E immaginai un fuoco immenso sulla terra e tra le fiamme sparse volti contratti vagare silenziosi. ...E immaginai carrozze bianche tirate da puledri bianchi dispersi su nel cielo con squilli di tromba e canti gregoriani.
Totò Mirabile
EGLI GESU'
Definirono Egli un dissennato: chi vuole essere il primo sia l'ultimo chi vuole trovare la sua vita deve perderla. Definirono Egli un rivoluzionario: sono venuto a portare non la pace ma la guerra amate i vostri nemici e beati siino i poveri. Definirono Egli un illuso: sono il figlio di Dio e qualunque cosa chiederete nel nome mio l'otterrete. Definirono Egli sconcertante: gridò in faccia a tutti i suoi pensieri e si schierò dalla parte dei deboli. E morì come tutti si muore come tutti sbiancò ed Egli ebbe dolore. Totò Mirabile IL RITORNO
Un'alba grigia e senza sole sfumava i contorni delle cose i lampioni ancora accesi e le vetrine di periferia che erano miserie rivestite tra vecchie case cadenti. E mi ritrovavo ormai un uomo con baffi e capelli castani il viso e le mani abbronzate e gli occhi scuri con la stessa lucentezza di un pezzo di carbone levigato. Guardarsi intorno spaesato in quella strada ciottolata tra case ormai trasformate e con lo sguardo verso l'unica casa che gli occhi e la mente riconoscevano. Fermarsi a guardarla sotto il cielo grigio un cielo che non prometteva niente di rassicurante con un vento gelido che sferzava le strade e la gente. La gente che guardava le nuvole grigie rincorrersi si chiedeva quando sarebbe venuta la calda estate rabbrividì e mi strinsi in quel maglione invernale. Nessuno conosceva le mute battaglie che avevo combattuto solo con me stesso soltanto la vecchia casa sapeva e mi aspettava da tanto tempo tenendo sempre aperta la porta.
Totò Mirabile IL GRIDO IMPREVISTO
Camminavamo nel bosco con un vento impertinente gironzolando contenti per le stradine di campagna e risalivamo le colline o correvamo lungo la pianura lungo ruscelli tortuosi o su piste in terra battuta.
Quando il cielo s'oscurava e il venticello raffreddava e nella campagna iniziava a salire la frizzante nebbiolina e sopra i tetti incominciavano a fumare i camini era l’ora di rincasare alla grande casa familiare.
Un grido imprevisto mi mise addosso tanta paura correvano le nostre bici come pure la nostra fantasia non mi era rimasto che sedermi su di una panchina e aspettare fuori la stazione con l'angoscia nel cuore.
Faceva freddo e per i viali non c'era più nessuno non c'era nulla da fare ed ancora aspettai invano non mi rimaneva che chiudere ed andarmene via non c'era più ragione di continuare a sperare.
E così che quel grido imprevisto mi fece capire che ormai era giunta proprio l’ora di ritornare quel grido imprevisto mi ridiede la ragione e tra lo sbuffare delle rotaie mi portò lontano.
Totò Mirabile IL LUNGO VIAGGIO
Era quasi la fine di settembre e faceva ancora tanto freddo le foglie sparse per terra e il sole al tramonto che anticipava la sera erano le sole uniche avvisaglie dell'autunno ormai imminente. Volevo cancellare il passato ma era impossibile perchè il passato me lo portavo dentro tra le pieghe della mia mente e sarebbe bastato solo un gesto una parola per ricordarmelo. Fuori si era levato il vento e strappava le foglie morte che volteggiando un po’ nell'aria poi cadevano sul nero asfalto come grandi farfalle senza vita. Sul comodino c'erano una candela un libro e un organetto a bocca. Guardavo il pezzo di cielo blu tra i tetti impotente di fronte al senso di libertà e volavo ormai con la mia mente dove inerte va il lungo viaggio che avrei voluto senza più ritorno. Totò Mirabile IL MONDO ANIMALE
Nel paese delle formiche si ammucchia nel paese dei pesci si abbocca nel paese delle anguille si afferra nel paese dei leoni si è padroni nel paese delle marmotte si dorme nel paese delle volpi si mette nel sacco nel paese delle cicale si canta Però a qualcuno non toccarono questi meravigliosi luoghi e.....
Nel paese dei serpenti toccò strisciare nel paese delle pecore ci si dovette accodare nel paese dei cavalli toccò tirare la carretta nel paese dei buoi si dovette arare la terra al paese delle oche furono assegnati gli scemi al paese delle galline chi ha poco cervello nel paese delle api si andò a faticare. Però a qualcuno non piacquero simil cose e con un colpo di bacchetta alzò un polverone.
Il paese dei serpenti divenne quello delle formiche il paese dei pesci barattò con quello delle oche il paese delle aquile si alleò con le galline il paese dei leoni si espanse con quello dei cavalli il paese delle marmotte si unì con le pecore il paese delle volpi concluse un contratto con i buoi e il paese delle cicale formò un'orchestra con le api. Cosicché divennero d’un colpo tutti felici e contenti ma presto invertirono ancora l’ordine degli addenti.
Totò Mirabile IO SONO TE TU SEI ME
A poco a poco diventi grande! I miei occhi sono i tuoi occhi il tuo viso è il mio viso.
A poco a poco il corpo s'irrobustisce! Il mio naso è il tuo naso la tua bocca è la mia bocca.
A poco a poco il tuo volto diventa bello! I miei capelli sono i tuoi capelli il tuo sorriso è il mio sorriso.
A poco a poco tu diventi donna! Il mio corpo non è il tuo corpo le tue mani non sono le mie mani.
A poco a poco stai cambiando! Il mio aiuto sarà il tuo aiuto la tua robustezza sarà la mia robustezza.
A poco a poco vorresti andar via! Il mio desiderio sarà il tuo desiderio il tuo sogno sarà il mio sogno.
A poco a poco sarai orgogliosa di me! Perchè col mio aiuto potrai farti riconoscere perchè col tuo aiuto potrai riconoscermi.
A poco a poco sceglierai il tuo lui! Ed ecco che sentirò completarmi ed ecco che sentirai completarti.
A poco a poco la vita trionfa sulla morte! ed ecco che il disegno diventa completo ed ecco che il progetto viene archiviato.
Totò Mirabile LA COLLINA DEI CILIEGI
Dall'alto delle fronde fresche e lucenti fra i grappoli roridi delle ciliegie piovve su di me lo sguardo blu di lei. I ciliegi abbondanti di frutti bellissimi profumati rubini di infinite sfumature di rosso lucente contro il cielo chiaro. I raccoglitori attenti venuti da lontano staccavano sulle scale con cura i frutti e li mettevano nei panieri e nelle ceste. Mi tese le mani invitandomi a sentire i piccoli frutti con i gambi e le foglie vive con la pelle nuda delle tenere mani. Contro lo sfondo verde e rosso dei ciliegi smagrita ridente con gli occhi di pioggia quella stupenda indimenticabile prima volta. Fu una straordinaria bellissima domenica stillante improvvisa acqua chiara e sole da un cielo stracolmo di nuvole tutte rosa. La collina dei ciliegi non fece più frutti profumati e lucenti come quella domenica sono finite le ciliege rosse come pure lei. In quella solitudine morta dove i ciliegi erano scheletri che imploravano misericordia lo stridere triste di neri uccelli da passo. Nessuno riderà più fra le mille sfumature dei ciliegi come quella raccoglitrice son finite le ciliegie rosse. Totò Mirabile
LA CROCE DI FERRO ( Il diavolo e la morte )
Seduti intorno ad un tavolo gustando un whisky americano decidevano di come far parlare della croce di ferro. Un cavaliere antico con baffi neri e smorzati sorrideva tragico mostrando denti bianchi avvelenati di sete di potere. La dama invece era ora triste aveva una treccia lunga e nera e stringeva una croce di ferro. In quella stanza del passato decisero che fosse scoccata l'ora per la croce di ferro. Il ferro allora fece scintille e la strana croce uccise ancora e fu uccisa con il suo ferro. Il cavaliere antico non c’è più come allora la dama scura abbandonata quella croce tetra ha sciolto la lunga treccia nera e pettina al vento la sua anima dannata e dal retro di quella grata attende l'ultimo giorno della sua vita. Totò Mirabile LA RONDINELLA
Son tornate a fiorire le margherite ho guardato lassù nel cielo infinito con la speranza di vederla ritornare.
Erano tante ma lei non c'era più nessuna si distaccava volteggiando e la mia rondinella non è più tornata.
Sarà morta durante il lungo viaggio tra paesi lontani e non conosciuti con in bocca il solito fiore tropicale.
Nelle calde mattinate d'estate la ricordo fra le nuvole spensierata discendere con voli acrobatici.
Sembrava una farfalla ballerina con un volo che era una danza orientale a volte rischiosa da farmi star male.
L'inverno passò con tanta nostalgia altre rondini son tornate festose ma della mia rondinella che sarà?
Aspetterò ancora un'altra primavera ma ormai sento che la mia rondinella non potrà mai più ritornare. Totò Mirabile
L'AMICO
Incontrai sul mio cammino un amico salutai l'amico con una stretta di mano e improvvisamente di fronte a quel viso triste e stanco rimasi sbalordito. Rimasi impacciato come di fronte ad una persona estranea. La sua mano nella mia era solo carne su carne! Un freddo addio e lo vidi svanire nella nebbia. E dire che mi trovavo bene con lui perchè era sincero con me. Io con lui ero felice perchè amava la vita come me. Come querce piantate sulla solida montagna aspettavamo la nostra primavera. Io con lui mi sentivo forte perchè odiava la violenza come me. Ero pronto a dare la vita per lui ed ero un fratello per lui e lui un fratello per me. Spartivamo persino il boccone di pane ed egli volentieri spartiva la cicca di sigaretta con me. In quella nebbia mattutina la mano mia asciugava il mio volto. Mi sentì battere alla spalla! Giratomi venni stretto in una morsa e strinsi anch'io ancor più forte. L'amico che credevo aver perduto era lì proprio a me di fronte e la sua mano asciugava il suo volto. Totò Mirabile
LA LEGGE DELLA VITA
In una mattina di gennaio tra bende di nebbia leggere che fasciavano gli alberi nudi avevo l'impressione di essere in una nuova dimensione. Che gente cara, meravigliosa! Mormorò il vecchio dall'angolo. Però io mi sentivo decrepito e squallido come il giardino tra le bende di quella nebbia mattutina. E' certamente legge della vita ogni medaglia ha il suo rovescio. L'umanità si rinnova e si trasforma rimodella le razze e i destini. Che gente cara, meravigliosa! Mormorò il vecchio dall'angolo. E se le verità dei padri non vanno bene per i figli come si può fare a meno del passato? Di quel trenino di legno tutto sgangherato ditemi, che ne è stato? E' la legge della vita! Esclamò il vecchio dall'angolo. Però, che gente cara, meravigliosa! Seguitava a dire il vecchio andando via.
Totò Mirabile L'ELEMOSINA
Versai l'elemosina la sera di natale appena fuori sentì un gran vociare vidi a stento un uomo senza gambe versai l'elemosina e me ne andai.
Bussarono alla porta una mattina e la mano tesa di una vecchia signora chiedeva tremante qualunque cosa versai l'elemosina e rientrai.
Raccontandomi della propria disgrazia una persona ben distinta chiedeva soldi per l'interveto chirurgico al suo bambino versai l'elemosina facendo gli auguri.
Venne il terremoto e poi l'alluvione e per quelle zone gravemente disastrate occorrevano aiuti senza perdere tempo versai l'elemosina sottoscrivendo.
Al concorso pubblico per sette posti poverina quella ragazza non le riusciva di svolgere il proprio componimento le diedi il mio aiuto e fu una dei sette.
Non siamo venuti qui sulla terra per essere serviti ma per servire lo slogan di alcuni manifestanti sottoscrissi versando l'adesione. Ricevetti anch'io un giorno l'elemosina quando caddi inciampando nel telone alcuni mi aiutarono a rialzarmi in piedi mentre altri risero e sghignazzarono.
Totò Mirabile
L'INCOSTANZA
Alcune volte piacerebbe essere veramente soli e pensare a fatti propri caratteristici e singolari a volte si vorrebbe compagnia per comunicare.
Occhi che guardassero le nostre creazioni orecchie che ascoltassero le nostre opinioni mani che aiutassero le nostre composizioni.
I conti li fa l'oste eppure devo farli io.
Limiti stabiliti ovunque nel tempo nel verde programmazione dappertutto nel vestito nel giornale nel cinema e nella televisione.
Contratti, regole, leggi, veti e disposizioni trovati per l’occasione, imposti, offerti e posti religioni, dogmi, anni bisestili e cure temporali. I conti li fa l'oste eppure devo farli io.
E se lo spirito ha bisogno di tanta pulizia il corpo può avvoltolarsi nel più nero pattume Che strano individuo imprevedibile è l'uomo! Totò Mirabile L'ULTIMO SEME DI GIRASOLE
Assurdità e strane combinazioni confondono la mente e ci torturano quando la vita impone prove agli uomini. Proprio in una bella notte di natale una notte con della la neve silenziosa lui con un cenno mi invitò al suo tavolo e sedutomi ci confidammo a vicenda. Mangiammo minestrone e manso lesso scherzando sulla miseria di quel pranzo e stava a terra un ultimo seme di girasole. Ci confidammo a vicenda timidi con un po’ di nostalgia il pensiero andò verso il nostro paese verso la nostra terra per i nostri cari e per la nostra casa lontana. Fuori c'era silenzio e cadevano i rami e si vedeva la neve cadere in quella notte come pure le gocce dai lampioni. Cadde anche l'ultimo seme di girasole e istintivamente ci alzammo di scatto per cercarlo e riporlo nel piatto. Ci intendevamo al solo guardarci io sapevo quello che avrebbe fatto lui e lui quello che avrei fatto io. Per non parlare dei guanti ceduti dell'ultima sigaretta spezzata in due e del sorso d'acqua bevuto a turno dalla stessa borraccia d’alluminio. Ma se la gente che incontro la sera è indifferente, dura e assente nonostante la faccia scura che ha mi piace immaginarla felicemente come quel caro amico di natale per raccogliere ancora insieme quell'ultimo seme di girasole.
Totò Mirabile
MANO NELLA MANO
E' sera, forse notte e nel profondo silenzio i ricordi vengono a me come galleggiando con piccole luci vaganti al di sopra di quel buio. Le parole che vorrei dire mi sfuggono come una pennellata dai mille colori che si diluisce nell'acqua e vi si disperde fino a diventare qualcosa di vago inconsistente, ombra nebbia variopinta. Il primo ricordo vagante, incerto ed angosciante che mi assale nella mente è una bella domenica tiepida e assolata, dai riflessi verde rosa. I boschi sono di mille colori adorni l'odore dei funghi è odore di terra molle di pioggia fresca e di stagionati legnami . Il tempo è una cosa molto strana qui in queste splendide giornate assolazzate mano nella mano andiamo per i boschi Andiamo a cercare funghi e ciclamini oppure a guardare i vigneti stracarichi ove è cominciata la vendemmia. Anche se le rondini sono già partite è una stupenda tiepida domenica il cielo gonfio di una umidità dorata. Il cielo esalta i colori e scolpisce i contorni camminando piano sotto il cielo lacerato dalle formazioni nere e stridule degli uccelli. All'improvviso però la mia mente s'offusca e non voglio più pensare a questo ricordo che mi tortura e strappa il cuore dentro di me. Ma si sa come sono i ricordi che vengono da soli come i pensieri e non si può annegarli gettandoli dentro ad una vasca da bagno. Totò Mirabile
MILLE COSE
Posso parlare fino all’infinito ma a che serve se la gente è sorda? Serve solo a farmi stare bene a sentirmi vivo sopra questa terra.
E quando avrò la sensazione di essere ascoltato o di essere capito spero solo che non sia troppo tardi e non essere giunto alla fine.
Una fine che spero non arrivi mai perchè ho mille cose ancora da dire e mille cose ancora d’ascoltare perchè quelle cose sono l’anima mia.
E se le mille cose sono poche o assai non importa purché abbia detto e sentito ma che fare se la durata della nostra vita è così breve da non permettercelo? Totò Mirabile NEL FREDDO SUDARIO
Nel freddo sudario regna eterna la noia senza speranza di sole. Opachi pensieri pesanti mi chiudono gli occhi. Dormire,sognare sempre un mondo nuovo e migliore con tanti diversi colori. La strana fantasia liberandomi dagli incubi mi rese più leggero la coscienza. Incostante è la vita questo cammino senza luce. Turbarsi non serve con queste strane cose miserabili e meschine a volte anche confuse. Però queste cose buie dicono che in ognuno ci sono abissi nascosti luminosi a volte a volte oscuri e paurosi agli altri ma pure a noi.
Totò Mirabile
PAESELLO, PAESELLO MIO Ispirata da canzoni varie)
Paesello, piccolo paesello mio mi dispiace tanto di svegliarti ora e in questa notte di pioggia e lacrime ascolta il pianto d’un uomo che ti ama che fra un minuto me ne andrà mi dispiace, ma deve andare.
Il mio posto chissà dove sarà? Mi sono alzato, mi son vestito e sono uscito fuori per la strada tu mi guardi e non dici una parola e sei più piccolo come non mai strano amico di tanti giorni.
Chissà se incontrerò gli amici che sono andati già tutti via ringrazierò la tua vecchia figura e se potessi farlo non ti venderei e intanto chissà perchè piove forse è pioggia o forse commozione.
Quattro vecchie case addormentate quel paese che giace in tanta pace e dandoti le spalle ti dico piano addio addio mio vecchio e grande genitore a tutti dirò di te e delle tue meraviglie e sarò io la tua grande semplicità.
Totò Mirabile QUANDO UN DI' SAREMO
Quando saremo vecchi tanto avremo in più e le cose più brutte parranno più belle. Se guardare indietro può essere di conforto guardare avanti non sembra volere troppo. Sembra certa la porta ma non si apre mai spingere non serve anzi cade l'anta e con essa anche la voglia scricchiola. La gente corre a sorreggere il guasto e logorano la voglia e anche la porta. Quando un giorno vecchi diventeremo non occorrerà più trovare la chiave giusta. La porta si aprirà certamente da sola e chiunque vorrà entrare lo potrà fare. In qualsiasi momento saremo pronti a uscire da quella porta per l'ultima volta e le cose più brutte parranno le più belle.
Totò Mirabile
RACCONTI LONTANI
Sentire di situazioni tanto assurde rimanendo fermi e sbalorditi ad ascoltare come se fossero raccontati a noi lontani che non sono nostri e che non ci toccano.
Ma chi visse e sperimentò sulla pelle altrui non vive più perchè non è vissuto mai e appaiono a me con bocche contorte mentre io grido rendendoli ancora tutti vivi.
Come si permise una ferocia così grande? Mi interrogo se ciò fu fero e se ciò accadde perchè certi racconti non sono di questo mondo e vien voglia di rinnegare tutto e tutti noi.
Dire che tutto ciò è falso e non ci appartiene e la sola cosa che mi consola e mi da forza per capire che ciò accadde e fu vero. ma come quelle creature furono vittime di loro?
E li vedo correre tutti, tutti corrono nudi con il terrore addosso come unico vestito e la mano implora colui che non volle vedere e la bocca supplica colui che non volle sentire.
Se è vero che la mia folta chioma non c’è più è pure vero che queste cose sono successe e rimarranno scolpite per sempre dentro di noi come quelle misere mani tese ed imprecanti. Totò Mirabile
SENSAZIONI
Sovente provo sentimenti indefinibili desidero qualcosa e non so che cosa mi assale un senso di disgusto della vita tanto che vorrei gettare via tutto e andarmene a correre sopra prati verdi.
Ma lo smog, l'inquinamento delle acque della terra, il fumo e il disboscamento, i fiumi che straripano e distruggono le montagne che crollano interamente mi spingono invece a scoprire la vita.
Sfiorare con mano incerta e stupita le cose di sempre malate per l'incuria e scoprirle come se fossero nuove leggendo dentro il passato che ricomincia è a questo punto che mi chiedo le ragioni.
Cerco i motivi e ritrovo le sensazioni riprendo tutto ciò che volevo buttare via e finalmente mi spiego i radicali desideri e mi riconosco nei miei sentimenti e riaffioro galleggiando sulle ragioni.
Totò Mirabile
STORIE ASSURDE
Storie assurde di tempi ormai andati quando ancora si moriva per amore e in quel silenzio pressocché assoluto rotto appena dallo scroscio delle macchine che scendevano silenziosamente tra l'asfalto cocente ed appiccicante mi apparve, lei.
Alta e sottile con i capelli castano scuri leggeri e al vento abbondanti sulle spalle e lo sguardo chiaro che sembrava contenere a tratti bagliori d'argento puro e sopraffino con calzoni attillati e una maglietta senza spalle la pelle delicata sotto una tenue abbronzatura.
Il collo esile ed elegante sulle spalle esili ed un corpo molto semplice e desiderabile una giovane donna dal viso tutto bianco e rosa da cui brillava uno sguardo intenso una creatura dal fascino assai inquietante una gentildonna molto bella e affascinante.
Con una chioma che si allargava a mantello sulla schiena nuda di lei coperta dai capelli ed il viso basso nascosto dalla lucida seta dei suoi capelli che il vento lieve sfiorava e mi sembrava remota, lontana, distante, quasi di un'altra dimensione sconosciuta.
Come si starebbe bene con lei accanto! Tutto accadde molto in fretta dopo un sabato pieno di sole la burrasca mi scoppiò dentro provocante con cupa violenza dura come una bufera strana improvvisa di fine estate breve e devastante e poi un sospiro di sollievo...
A volte le storie assurde di tempi andati quando ancora si moriva sicuramente d'amore sono diventate tanto belle con lei accanto e quando dico che nella vita occorre tentare ammetto anche che bisogna ricercare dentro una spinta che ci dà la forza per lottare. Totò Mirabile
STUPENDO PARCO
Com'era grande la città dai mille colori piena di gente in continua agitazione e più giù lo spiazzo erboso ricco di piante era divenuto il luogo mio preferito dove le voci e i rumori sembravano svaniti.
La gente veniva sempre più numerosa e i vecchi impalliditi prendevano il sole parlando del loro passato assai tormentato mentre le giovani coppiette lì appartate si baciavano fugacemente nelle panchine.
Quel mattino si era levata una fresca brezza le foglie degli alberi danzavano preoccupate e mentre mi avviavo piano piano verso il parco improvvisamente avevo la strana sensazione che fosse giunto l'autunno precocemente.
Le foglie erano pallide e prive di colore la giornata pareva finita facendosi più fredda ma io non sentivo mai freddo nel grande parco sembrava quel luogo darmi tanto calore nel grande parco ormai non c'era più nessuno.
Era bello così quello stupendo parco antico con i viali coperti di foglie morte appassite e silenziosamente piano piano me ne andai portandomi dietro anche il ricordo della torre di quell'orologio che due volte batté l'ora. Totò Mirabile TACQUERO LE CHITARRE
Strade sonnacchiose di piccoli paesi campagne dimenticate senza importanza gente diffidente ferma alla tradizione vecchia gente incrollabilmente stanca e la penombra sempre dietro la porta.
La pace dell'orologio sull'antica torre nella noia degli stessi rituali gesti delle stesse sacrificate segnate facce la nebbia scioglieva le note di chitarra nel viale non c'era più niente e nessuno.
Le foglie si spensero inutili e ingiallite la nebbia si precipitò strana su di noi le chitarre tacquero nelle bare sepolte era sbocciato un amore di quello vero e non avevo cesoie forti per sradicarlo.
Non significava veramente nulla per me per non ucciderlo, annientarlo,disperderlo e senza ragioni precise mi misi a cantarlo a mitizzarlo non riuscendo più a vivere senza il suono della sua angelica voce.
Preferivo certamente soffrire per lei, per lei che mi piantava ogni mattina il suo amore in gola come una lama di coltello in quel viale di campagna del piccolo paese senza importanza. Totò Mirabile UN MONDO NUOVO E REMOTO
E rimpiangevo le lontane albe d'inverno la gaiezza e la neve bianca che cadeva fitta promettendo voli da angelo colorati sulle piste lucenti dei campi di sci affollati dalla gente che scendeva dalle piste veloci.
E mi parve un mondo nuovo e remoto dalle tante grandi possibilità perdute ma la neve mi entrò negli occhi cadendo e vi si sciolse e si mescolò alle lacrime fredde e amare che bagnavano il viso.
I palazzoni tutti uguali coloravan di grigio quella fitta neve e i piccoli alberi stenti e nudi vi si accartocciavano in mezzo scheletrini inermi colmati di grande pietà ascoltavan il silenzio che fa il mondo.
Volevo una piccola casa fra grandi alberi confidai alla neve grigia di quel cielo grigio fra grigie case radicate al grigio asfalto e grido alla fortissimo alla casa ormai deserta che assorbiva il grigio di quel mondo invernale. Vedevo dalla finestra con le tapparelle alzate che le strade non erano più tanto tristi e cupe e le lampade dondolanti in mezzo alla strada si abbandonavano a tanti fiocchetti di neve che cadevano da un cielo d'un solo colore.
La gente indaffarata, la gente di città trascurava i finestroni diventati tutti blu di precoce sera d'inverno con dentro lampi di luce riflessa di fari puntati sulle facciate dallo sfrecciare di auto nelle strade laggiù.
E mi parve ancora un mondo nuovo e remoto dalle tante grandi innumerevoli possibilità perdute dietro i cumuli di ghiaccio celeste ammucchiato che si sfioccavano in quella neve tutta grigia racchiusi me e m'adornai solo di rassegnazione.
Totò Mirabile
UN PIANTO CHE MI CHIAMA
Sentir di un aereo dirottato di un pirata della strada di un bosco in mano ad un pazzo furioso piromane incendiario.
Ma è pur vero che anche oggi il fratello ucciderà il fratello e la strada avrà altre vittime e carri armati semineranno morte.
Chi ha fame attenderà ancora e vedo le strade tutte sporche con pochissimo verde alla natura tutto mi sembra perso per paura.
E, nella notte scura sento un pianto un pianto allarmante che mi chiama corro ed esco fuori trovandomi solo e vedo un bimbo e mi rivedo bimbo. Totò Mirabile
VERDI GERMOGLI
Verdi germogli di vecchi ricordi come il pensiero che spunta improvviso. Verdi germogli di dimenticati relitti che riaffiorano leggeri senza spinte.
Verdi germogli di lunghi silenzi come le rose che nascono tra spine. Verdi germogli di ingenui amori che nascono sempre spontanei
Verdi germogli di fitte improvvise come le idee che assalgono alla mente. Verdi germogli di sogni felici che vengono recisi alle radici
Verdi germogli di venti furiosi come la morte brutale ed assassina. Verdi germogli di giorni andati che invecchiano il corpo e la mente.
Verdi germogli di umana esistenza come l’aggrapparsi a sani principi. Verdi germogli di cose passate che non si riuscirà mai a mandare via. Totò Mirabile
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