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Primavera 1400 sound PDF Stampa E-mail
Scritto da Totò Mirabile   
Lunedì 24 Novembre 2014 02:05

Nta la primavera di lu 1400
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Questo canto narra di una vicenda realmente accaduta in Sicilia conosciuta col nome di "Caso di Sciacca".
E’ la storia di due famiglie che si odiarono e lottarono tra loro fino alla morte.
Ebbe inizio nella primavera del 1400 e l'epilogo nel 1529.
La loro prima collisione avvenne col matrimonio di Margherita Peralta, unica figlia del conte di Caltabellotta, Nicolò,  la quale andò in sposa al conte Artale Luna anche se anticamente promessa a Giovanni Perollo, signore di Castellammare.
Il Perollo, colpito nel suo orgoglio nutrì sempre un odio nei confronti dello sposo.
Il canto, si riferisce però ad un fatto che accadde nel corso della settimana santa del 1455.
Era consuetudine portare in quei giorni in processione, per le vie di Sciacca, una delle spine della corona di Gesù e poiché essa era   stata un dono dei Peralta a un convento locale, alla sacra cerimonia intervenivano ogni anno i Conti di Caltabellotta (muntagnisi).
Antonio Luna (Peralta) andò, quindi, a Sciacca con i suoi schierami e si mise a seguire la reliquia per le strade del paese di Sciacca.
Pervenuta la processione all'altezza della dimora dei Perollo, non riuscì, però, ad esimersi dal volgere lo sguardo verso le finestre ostili, pur non scorgendo nessuno.
Il castellano, che assisteva alla scena inosservato, non fu in grado di reprimere la sua collera e con un pugno d'uomini si lanciò contro il corteo.
Pietro Perollo si scagliò sul Conte e lo trafisse ripetutamente, fin tanto che ebbe la sensazione che fosse morto.
Lo abbandonò, corse a Caltabellotta ed espugnato il castello, lo diede alle fiamme.
Ritornando da Caltabellotta si rifugiò a Geraci.
Intanto, alcuni dei Luna si accorsero del fatto che il Conte di Caltabellotta era ancora in vita e, prestati i soccorsi, lo salvarono.
Egli, appena guarito, si precipitò a Sciacca, saccheggiò il castello e sterminò i suoi nemici.
La vicenda continua con vendette ed odi da ambo le parti fino alla morte di Sigismondo Luna il quale, gettatosi nel Tevere, pose fine alla sua esistenza.
Sigismondo Luna pagava con la sua vita il debito di onore che il suo avo Artale e Re Martino avevano lasciato insoluto verso Giovanni Perollo, nei lontani giorni della primavera del 1400.

 

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Ultimo aggiornamento Lunedì 24 Novembre 2014 02:38
 

Att.Toto Mirabile


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